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ph- Squinzio |
A costo di sembrare una madre anaffettiva, snaturata, balzana, egoista e pure un po' stronza quando ho saputo che lo Squinzio e le sorelle veleno sarebbero partiti alla volta di Porto Torres (Sardegna) per 15 giorni, ho provato la stessa vertigine che percorre la schiena di ogni adolescente che per la prima volta rimane solo in casa. Gaudio e gioia, e pure un po' di emozione. E potrà sembrare anche infantile, ma mi sono cullata al pensiero della libertà, contando i giorni e stilando liste (ma va').
Siate comprensivi,
io non so cosa sia la solitudine, il silenzio perpetuo, la preoccupazione di
dover pensare solo a me stessa e non alla piccola minoranza etnica che è diventata
la famiglia Cataratta, entrare in una dimensione nuova e inesplorata, dove i
bisogni primari (i miei) diventano il mio unico pensiero, senza dover
volteggiare tra l'incastro perfetto
degli impegni di tutti.
15 giorni.
15 giorni per lavorare come Stachanov, che si sappia che in
un'altra vita sono stata una workaholic, zitella e forse pure cocainomane.
15 giorni per consumare sul lavello della cucina tutto il
junk food a cui ho rinunciato scientemente quando ho deciso di procreare.
15 giorni per tracannare almeno un mojito a sera, non
necessariamente in compagnia.
15 giorni per guardare un'intera serie tv, un po' lesbo un
po' chic, tutta d'un fiato, tutta in una sera.
15 giorni per indossare solo shorts da 14enne, che allo
Squinzio proprio non piacciono, che tanto sotto al camice manco si vedono.
15 giorni per abbrutirmi, ché se una cosa il grande cinema
d'autore mi ha insegnato è che "la sregolatezza pura, che non ha a che
fare col genio, m'esalta".
15 giorni per spogliami ogni sera nel corridoio, lanciando
le scarpe dietro le spalle senza timore di colpire una nana minorenne e seminando
una quantità imbarazzante di vestiti per terra e lasciarli giacere lì, senza
pudore e senza vergogna.
15 giorni per parlare con gatto Rocco che reclama anche lui
il suo pezzetto del mio tempo.
15 giorni per lasciare incompiuti almeno una decina di progetti
fallimentari che prevedono l'uso di sostanze velenose e tossiche (perché se c'è
una cosa a cui proprio non posso rinunciare è raccattare roba infestata dai
tarli e lasciarla lì giacere finché le colonie di animaletti non entrano a far
parte del nostro stato di famiglia).
15 giorni per una seduta di 3 ore di shopping sconclusionato
durante i saldi avanzati.
15 giorni per scegliere quando fare la doccia.
15 giorni per scegliere SE fare la doccia.
Pare impossibile che certe aspettative vengano deluse con
così tanta veemenza, ma Cataratta cara, hai quasi 30 anni, certe cose dovresti
saperle.
Quindi in questi 15 giorni, più che il rifugio della
dissolutezza più estrema si sono tramutati in una lunga e proficua seduta
d'autoanalisi.
Quindi ho imparato che:
·
lavorare 12 ore al giorno con una mandria di
clienti polemici e incazzati può non essere piacevole anche per le stachanov
più appassionate.
·
alla lunga il junk food sul lavello e il mojito
tutte le sere fanno ingrassare anche me, che ho un supermetabolismo accelerato,
dono di mammà.
·
gli shorts sono scomodi e le serie lesbo un po'
chic alla lunga stufano (soprattutto se non puoi condividere il tuo amore nuovo
di zecca per l'androgina più sexy del pianeta con il tuo Squinzio che quasi si
era abituato all'idea di un menage a trois platonico con Kruger).
·
la sregolatezza pura e i vestiti sparsi per la
casa sono affascinanti solo se hai 20 anni o sei Libero de Rienzo.
·
gatto Rocco non parla, in compenso caga tre
volte al giorno, nei luoghi più incredibili.
·
lo shopping durante i saldi fa molto anni
novanta, oggi direi che è ampiamente sopravvalutato.
·
La doccia. Beh la doccia...
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