Sono fiera di presentarvi - dopo mesi trascorsi piegata su
html (volli, e sempre volli, e fortissimamente volli), mettendo a repentagli la
mia vita sociale, la mia famiglia, il mio lavoro - magno cum gaudio il mio
nuovo, e spero definitivo, design di Maison Cataratta.
"Chi fraveca e sfraveca non perde mai tempo" - dice
mia madre, ma se solo sapessi che trascorro notti insonni all'ombra dei vettori
mi riempirebbe di saccagnate (e avrebbe ragione). Ma l'eclettismo è
un'ambizione e io, fedele al mio motto, in 28 anni e mezzo ho accumulato una
serie interminabile di attività a cui mi sono dedicata animo e corpo, salvo poi
gettare tutto alle ortiche un attimo prima che diventassero una cosa seria.
Mi sono chiesta per settimane, il motivo per cui con il mio
fedele sfumino di Gimp e la gomma da cancellare di Paint i risultati dei miei
sforzi non fossero apprezzabili; quindi con lo stesso approccio cieco con cui ho
affrontato l'esame di Fisica all'università, ho iniziato a scandagliare il
mondo dell'open source. Certo, mai potrò raggiungere i livelli di certi
grafic-web-cosi (tanta stima per voi, che fate un mestiere bellissimo e
difficilissimo), ché mi mancano le conoscenze serie, mi manca l'arte e pure la
fantasia: io so' postmoderna e l'unica cosa che faccio con una certa
disinvoltura è copiare.
Un altro grosso limite che ha reso difficoltosa l'operazione-restyling
è la mia congenita incapacità di imparare l'inglese. A nulla sono valsi gli
anni di British, né le vacanze studio a Londra, io c'ho proprio un blocco mentale.
Immaginate me nella
selva selvaggia di Pinterest, che cercavo "small point", al posto del
fichissimo (e corretto) "polka dots". E immaginate l'avvilimento e la
frustrazione che provavo scorrendo delle immagine orrende, invece dei brillanti
background a pois dei blog americani. Quando finalmente ho capito le paroline
magiche da digitare per entrare nel bel mondo del web design (pattern,
watercolor, vector) ho iniziato a scaricare le prime immagini
decenti.
Certo, il watermark (per chi non lo sapesse, è questo) rappresentava un altro grosso impedimento, ma io,
novella Robin Hood del web, avevo trovato un modo per aggirarlo (sempre con
gomma e sfumino, pixel su pixel).
Poi sono capitata nel
bellissimo mondo dei font che mi ha dato grosse soddisfazioni, per poi essere
catapultata nell'inferno degli html (quei codici lunghi che spuntano fuori
quando premi tutti i tasti della tastiera contemporaneamente: vi svelo un
segreto, senza quelle sequenze incomprensibili, la nostra vita sarebbe
parecchio più grama).
Immaginate l'attesa, l'ansia e la gioia, quando ho visto
le mie icone social girare come trottole (Noemi, non smetterò mai di ringraziarti). Anzi vi invito a provare anche voi l'ebbrezza della giostra: in
alto a desta le vedete tutte belle tonde e rosa, provate a passarci la freccetta
su e sgranate gli occhi dalla meraviglia.
Poi è stato il momento di Canva e infine Illustrator: sì
proprio lui, il famigerato. Senza l'aiuto della mia amica di una vita Elisa,
che nel suo campo sento che presto diventerà una celebrità, non sarei mai
riuscita ad ottenere un watercolor vector decente (parlo così da 10 giorni, non
me ne vogliate, fra non molto smetterò). E così finalmente ho potuto concepire un logo che fosse più credibile rispetto a quella macchia sgranata di mestruo informe che chissà dove avevo pescato. E vorrei che vi soffermaste anche sulla nuova casella di ricerca (ché quella di google mi metteva il male di vivere addosso) e anche il piè di pagina, che se volete essere fighi dovete chiamare footer.
Ci
sono anche delle pagine che - sempre se uallarite non mi colga - andranno riempite di cose, per ora fanno un po' finti libri dietro alla scrivania, ma presto troveranno anche loro un senso.
E' l'ennesimo nuovo inizio, ma questa volta spero di fare sul serio.
Se fossi scema completa, e non una scema bordeline, urlerei
al mondo intero:
Maison
Cataratta must go on!
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