Stamattina la mia beauty routine prevedeva un lavaggio
rapido dei capelli sotto il getto gelido del rubinetto del lavandino. Seguito a
ruota da una fulminea messa in piega tra un calzino da infilare e la colazione
sgranocchiata sul lavabo. Dopo pochi minuti i miei capelli hanno assunto il
colorito appiccicaticcio del pattume. Guardo esterrefatta il risultato, afferro
la boccettina dello shampoo che non rivela nulla di insolito. Il phon però
emanava un odore di fiori tipico di chi sta per avere un miracolo da padreppio.
Mi accorgo con terrore che la causa dello scempio era da attribuire al bocchettone
dell’aggeggio che era stato letteralmente inzuppato nel mio fondotinta e aveva
così insozzato tutto attorno a me, crine compreso.
Non ho neanche il tempo di
lanciare un urlo di panico, che scopro che metà della mia famiglia, vestita di
tutto punto, si era già irreversibilmente macchiata con l’indelebile cosmetico.
Compreso il capofamiglia che è solito lavarsi i denti con il simpatico vestitino
da gangster che deve indossare ogni mattina in tribunale. Mentre lo Squinzio
chiama la sua lavanderia di fiducia, io recupero al volo 4-5 vestiti dallo
stendino e ricomincio l’arduo processo di vestizione della prole. Sono sveglia
da 30 minuti e ho già accumulato un ritardo mostruoso. Alle 8.30 lancio le
bambine a scuola (non è un refuso, le lancio proprio, dal finestrino).
Giungo
in farmacia stravolta e la trovo illuminata poco romanticamente da 4 candele:
la luce è saltata e tocca reperire al più presto un elettricista. Alle 13.30
sono a casa a mangiare un piatto di pasta semicruda affogata nel liquido di
quattro pomodori molto tristi che, dimenticati da giorni nel mio frigorifero, implorano una morte rapida (vi anticipo che questo sarà l’unico pasto
della mia giornata).
Ore 14.30 sono già fuori dal Carrefour con la mia amica
Francesca(la Bigmessupmum di cui vi ho parlato qui), con cui condivido un’insana passione per il buono sconto (da brave
massaie ci stiamo organizzando la spesa per le vacanze a Procida).
Nel mentre
arriva la notizia che mio nipote è stato dimesso dall’ospedale per fortuna
prima del previsto (tranquillizzo amici e conoscenti: il motivo del ricovero
lampo è stato un intervento banale, ma che ha fatto incazzare molto il piccolo
Fabri). Quindi riscrivo gli impegni della mia giornata sulla mia agenda viola.
Matilde con la sua vita impegnatissima di giovane
cosmopolita mi implora di accompagnarla alla festa di Sara e io non posso non
accontentarla. Faccio 15 telefonate e riesco a trovare un’anima pia che l’accompagnerà
al superparty.
Nel frattempo scopro di essere rimasta chiusa nel cortile dalla
scuola, con il cancello automatico bloccato da una banda di mocciosi che ha manomesso il generatore. Dopo un
quarto d’ora, pago il riscatto e mi rilasciano.
Volo a casa di mia sorella a 15 chilometri di traffico da
casa, accompagnata da Egle che, da degna di figlia di mamma pulp, era molto
eccitata all’idea di trovare il cugino incerottato e cucito di tutto punto.
Nel frattempo do un passaggio anche al mio prezioso Squinzio
(prezioso perché mi ha assistito ansioso e ansiogeno come non mai in questo
turbinio di faccende) nella periferia più fetente di Napoli, dove lui raccoglie
con molta soddisfazione giovani e promettenti delinquenti che hanno bisogno di
un avvocato come un eroinomane del metadone.
Sono appena le 17.
Alle 18.30 sto già volando sulla tangenziale, godendo di una Napoli
insolitamente deserta, merito dell’Italia che gioca ai mondiali (verrà sconfitta
vergognosamente di lì a poco dall’Uruguay, facendomi perdere un ulteriore buono
sconto da Carrefour, azzurri farabutti).
Ore 19, sono in quella trappola del Vomero, dove ogni
strada è uguale all’adiacente e pure con lo stesso nome (per dovere di cronaca,
debbo informarvi che qui esiste una strada che si chiama via Pitloo, rendiamoci
conto e ridiamoci su). Con molta fatica troviamo il luogo ameno della festa,
dopo aver parcheggiato l’auto rossa SOPRA un cumulo di monnezza dimenticata dal
caro DeMag. Alla festa butto già un paio di bicchieri di spumante, ma in realtà
sento di aver bisogno di 2 cc di Valium.
Alla fine della festa ci stipiamo in 9 (4 adulti e 5 bambini) nella mia potentissima Atos rossa e percorriamo tutta Napoli per accompagnare tutti gli amici a casa.
Alla fine della festa ci stipiamo in 9 (4 adulti e 5 bambini) nella mia potentissima Atos rossa e percorriamo tutta Napoli per accompagnare tutti gli amici a casa.
Alle 21 le bambine sono nella vasca da bagno (in queste ore hanno
accumulato addosso una quantità di lerciume inverosimile), io striscio in
cucina per preparare una focaccia per la festa di fine anno di domani dei
Moscardini (la classe di Egle). Rispolvero il mantesino rosa shocking che mi
accompagna sempre durante le mie acrobazie culinarie, sistemo la farina in una
ciotola, misuro 500 ml di latte, inzacchero tutto lo scibile in fatto di
utensili, proprio quando sto per azionare il robot…mi manca il lievito.
Avendo
già esaurito tutto il mio repertorio di bestemmie e improperi quotidiano, svengo
sul letto.
Buonanotte a voi.
Vabbè non posso leggere questo post dopo aver progettato romantici futuri con probabili partner (che tra l'altro tu apprezzeresti moltissimo). Piango. Ti dico solo che avrei comprato la focaccia al panificio sotto casa e mollato le creature a mia sorella...
RispondiEliminaIo lo faccio solo per la linea. Ma vogliamo sapere di questi probabili e affascinanti partners...
EliminaCiao Anna Maria!
RispondiEliminaMi piace il tuo blog, il tuo stile e la tua ironia.
Ti lascio un premio, il liebster award.
F.
grazie (per il premio e i complimenti)
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